Il mondo si divide in amanti dei cani e amanti dei gatti, come se fossero due squadre in competizione. Chi ama i gatti, di solito, ha una certa forma di reverenza nei confronti del sacro animale, signore della casa, padrone del divano. Si stima che i gatti domestici siano l’animale da compagnia più diffuso e che nel mondo siano più di 600 milioni. Domestico poi… Alcuni studiosi ritengono che questo passaggio da gatto selvatico a gatto domestico non si sia mai del tutto completato.
Il rapporto tra uomo e gatto è molto antico e risale a 12mila anni fa. La storia del gatto, il sacro animale, ha avuto alterne vicende nel corso della storia. Dio per gli Egizi, demone nel Medioevo, la sua presenza non passa mai inosservata.

Gli albori della storia del rapporto tra gatto e uomo: le prime forme di addomesticamento
Il gatto domestico è un discendente dei gatti selvatici mediorientali. È scientificamente provato, attraverso analisi del DNA fatte a gatti in tutto il mondo, che l’antenato comune è il gatto selvatico fulvo, detto anche gatto libico. Questo significa che non solo i gatti hanno una discendenza comune ma anche che in Medio Oriente ci sono state le prime forme di addomesticamento del gatto.
Gli studiosi pensano che le prime forme di addomesticamento siano avvenute nel Neolitico, quando le tribù nomadi cominciarono ad essere stanziali. Mentre per altri animali ci volle solo qualche secolo per stabilire un rapporto domestico con l’uomo, per il gatto ci vollero migliaia di anni. E ancora non è chiaro chi comanda in casa! Forse il gatto, visto che uno studio dell’Università di Oxford ha stabilito che fu il gatto a volersi avvicinare all’uomo. Per loro era più facile trovare cibo dove c’erano le fattorie.
Questo andirivieni tra natura selvaggia e frequentazione dell’uomo, ha consentito sempre contatto tra gatti selvatici e gatti che avevano stabilito un rapporto con l’essere umano. Questo scambio continuo ha reso le due tipologie di gatto geneticamente indistinguibili.
Il gatto nella cultura Egizia
Nel mondo antico, il momento di massima cura per il gatto è il periodo Egizio. La cultura dell’antico Egitto fa del gatto il sacro animale. I ritrovamenti più antichi di sepolture con gatto sono a Nekhen, nel Basso Egitto. Col passare dei secoli, il gatto diventa un elemento sempre più presente nella religione, fino a diventare una vera divinità. La dea Bastet è una potente divinità dal corpo di donna e dal viso di gatto. Lei rappresenta la femminilità e la fertilità, simbolo di amore e gioia, protettrice della casa, della famiglia, dei bambini e del parto.
Il gatto, in epoca tolemaica, era talmente tanto amato, venerato, accolto in casa come un elemento fondamentale della famiglia che, alla sua morte era usanza radersi le sopracciglia per manifestare il proprio lutto.
I Fenici, ladri di gatti
Quando arrivavano nei porti egizi, i Fenici portavano sempre via dei gatti, tanto da guadagnarsi l’appellativo di ladri di gatti. Per loro erano utili sia per tenere i topi lontano dalla stiva, sia per avere animali particolari da vendere negli altri porti. Così cominciò la diffusione dei gatti nel Mediterraneo, ad opera dei commerci dei Fenici. Ovviamente anche i Romani, che prima utilizzavano le faine, vollero questo potente alleato nella caccia ai topi.
La caduta del gatto, sacro animale
Con l’arrivo del Cristianesimo arriva anche la caduta degli dei gatti. Vietati culti e sacrifici, il gatto, nel corso dei secoli diventa una creatura demoniaca, il compagno delle streghe, praticamente una vittima di persecuzione e ignoranza ma il gatto ha resistito anche ai secoli bui, per tornare, con la sua eleganza a dettare legge nelle nostre case.