Un traffico illegale di uccelli tra Polonia e Italia è stato stroncato grazie ad un’operazione condotta dalla sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in Danno degli Animali del Raggruppamento Carabinieri Cites di Roma, congiuntamente al Centro Anticrimine Natura di Udine e ai militari del Nucleo Carabinieri Cites di Perugia. L’operazione ha portato alla denuncia di quattro persone, due polacche e due italiane, sospettate di maltrattamento e ricettazione di animali.

Come avveniva lo scambio illegale di uccelli
Di buon mattino, i carabinieri che seguivano l’indagine hanno assistito allo scambio di denaro e uccelli tra le quattro persone denunciate. Riuscendo così a fermare il traffico illegale di uccelli. Dentro l’auto di uno dei due italiani erano stipati 559 uccelli, tutti appartenenti a varie specie di turdidi. Purtroppo non tutti gli uccelli sono stati salvati dall’intervento dei militari, alcuni erano già morti a causa dei disagi del lungo viaggio. Mentre gli italiani caricavano in macchina gli uccelli, è avvenuto lo scambio dei soldi, che infatti sono stati ritrovati nei pantaloni di uno dei due polacchi.
Tutti gli animali recuperati dai militari erano prelevati in natura, in maniera illecita, in Polonia. Durante il viaggio molti esemplari sono morti perché avevano solo pochi giorni di vita e avrebbero dovuto essere alimentati ogni due ore. Quelli che sono sopravvissuti, sono stati portati nel Centro di Recupero Fauna Esotica Selvatica e Tartarughe Marine di Terranova, a Gorizia.
Gli uccelli erano destinati al mercato nero come richiami vivi per la caccia
Gli uccelli catturati in natura in Polonia erano destinati al mercato nero italiano come richiami vivi per la caccia. Questi poveri uccelli, prelevati in natura nel Nord Europa, sono sottratti alle madri appena nati e chiusi in piccole scatole di cartone, pronti ad essere trasportati nel nostro Paese. Come dicevamo, devono sopravvivere ad un lungo viaggio, che dura più di 15 ore, e in molti non ce la fanno. I volatili che sopravvivono sono portati da alcuni allevatori italiani conniventi. Qui gli viene apposto un anello identificativo falso così da poterli vendere in maniera certificata. Si tratta di un giro di denaro enorme, sulle penne di questi poveri uccelli. Infatti il mercato nero dei richiami vivi per la caccia ha un indotto di centinaia di migliaia di euro. I cacciatori arrivano a pagare anche 300 euro per un uccello, quasi sempre ignari delle sue origini.