Le mosche d’alta quota sono in diminuzione e la colpa è del cambiamento climatico. A soffrine è l’intero ecosistema montano. Infatti, uno studio del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie Charles Darwin, condotto insieme al Museo di Zoologia dell’Università La Sapienza, ha messo in luce come la diminuzione di mosche tachinidi sia un rischio per gli ecosistemi montani.

Come influisce la presenza delle mosche d’alta quota sull’ecosistema delle aree montane
Come è noto, il cambiamento climatico porta con sé delle conseguenze sugli ecosistemi. In particolare, interferisce con la biodiversità montana. Infatti, le specie d’alta quota spesso sono specialiste, ovvero sono in grado di sopravvivere in una fascia ristretta di condizioni ambientali. Questi insetti, dunque, sono particolarmente sensibili ai cambiamenti climatici. Nello specifico, le mosche d’alta quota sono insetti parassiti di altri insetti, quando sono allo stadio larvale, mentre da adulti si nutrono di nettare. La loro funzione all’interno dell’ecosistema, quindi, è duplice. Da larve, tengono sotto controllo le popolazioni di insetti erbivori di cui si nutrono. Da adulte hanno una parte importante nell‘impollinazione. Tra le mosche d’alta quota, poi ci sono mosche generaliste, ovvero che si nutrono di diversi insetti, e mosche che hanno interessi alimentari specifici.
Lo studio pubblicato sulla rivista PNAS
Lo studio, è stato condotto dal Dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin, in collaborazione col Museo di Zoologia della Sapienza, e pubblicato sulla rivista specializzata PNAS. il lavoro di ricerca è avvenuto analizzando i dati di raccolta di oltre 60.000 campioni museali di mosche tachinidi, raccolti in Europa dal 1845 a oggi. I dati dimostrano che la percentuale di mosche tachinidi specialiste è aumentata del 70% a bassa quota. Invece è diminuita del 20% ad alta quota.
“Il declino osservato nelle mosche specialiste di alta quota – spiega Luca Santini, coautore dello studio – comporta un aumento del rischio di diffusione degli insetti erbivori, che potrebbero ridisegnare gli ecosistemi montani”.
L’effetto dei cambiamenti climatici va oltre le singole specie
“I dati evidenziati dal nostro lavoro – conclude Moreno Di Marco, a capo del laboratorio Biodiversity & Global Change della
Sapienza e coordinatore dello studio – mostrano un effetto dei cambiamenti climatici che va oltre le singole specie, suggerendo che l’intera composizione degli ecosistemi sta rapidamente cambiando con ricadute potenzialmente enormi sulla biodiversità montana”.
Inoltre, questo studio, evidenzia come i musei di storia naturale siano custodi di un patrimonio inestimabile per la comprensione dei fenomeni naturali e come questi influiscano a catena sugli ecosistemi.