Che relazione c’è tra gli allevamenti bovini e l’urgenza climatica
Per il riscaldamento globale, il metano emesso dai bovini è un problema serio. Questo gas serra, responsabile di quasi metà dell’aumento delle temperature dall’era industriale, viene infatti prodotto in quantità significative dai processi digestivi delle mucche. Ermias Kebreab, esperto di scienze animali, sottolinea come il metano abbia una durata nell’atmosfera di 12 anni, mentre per smaltire la CO2 occorrono addirittura secoli. Ciò rende le sue riduzioni particolarmente efficaci a breve termine. Ridurre le emissioni di metano non solo potrebbe frenare l’aumento delle temperature, ma migliorerebbe anche la sostenibilità dell’allevamento bovino.
Come si riducono le emissioni degli allevamenti bovini
Un team di 40 esperti, provenienti da istituzioni come la UC Davis e l’Innovative Genomics Institute (IGI), sta lavorando a un progetto ambizioso. Grazie alla tecnologia CRISPR, inventata dalla Nobel Jennifer Doudna, gli scienziati puntano a modificare geneticamente i microbi intestinali delle mucche per ridurre i metanogeni, i principali responsabili delle emissioni di metano. Tuttavia, il processo non è privo di rischi: l’accumulo di idrogeno potrebbe causare danni agli animali. Gli esperimenti avvengono in bioreattori che simulano lo stomaco dei ruminanti, consentendo di testare varie soluzioni senza mettere a rischio gli animali.

Qual è l’obiettivo del cambiamento del microbiota delle mucche
L’obiettivo del progetto non si limita alla riduzione del metano. Modificando il microbiota, gli scienziati sperano anche di migliorare l’efficienza energetica delle mucche. I batteri modificati potrebbero produrre acidi grassi utili, permettendo agli animali di nutrirsi con meno mangime e migliorandone la produttività. Questa duplice strategia promette di rendere l’allevamento non solo meno inquinante, ma anche economicamente più vantaggioso.
A cosa servirà il cambiamento del microbiota delle mucche
Il progetto, sostenuto da un budget di 70 milioni di dollari e un orizzonte temporale di sette anni, punta a sviluppare una soluzione pratica come una pillola o un’iniezione somministrabile all’inizio della vita dell’animale. Questa tecnologia potrebbe rivoluzionare l’allevamento, specialmente nei Paesi in via di sviluppo, dove la carne e il latte sono essenziali per combattere la malnutrizione infantile. Come spiega Kebreab, è impensabile eliminare la carne in queste aree, ma renderne la produzione più sostenibile è un obiettivo realizzabile.